domenica 29 marzo 2015

FIABA, FAVOLA E MITO

La fiaba trova le sue radici nella tradizione popolare.
Dal punto di vista letterario essa è un tipo di narrativa al cui interno ritroviamo creature fantastiche, esseri soprannaturali e, in tal senso, si differenzia dalla favola nella quale, invece, i protagonisti sono generalmente animali antropomorfizzati e dalle cui avventure traiamo sempre un insegnamento morale, più o meno esplicito.

Impossibile, non fare un confronto fra mito e fiaba nel momento in cui entrambi rappresentano un conflitto interiore in forma simbolica e suggeriscono il modo in cui esso può essere risolto. Però, il mito, rappresenta il tema in forma grandiosa, laddove gli eroi sono esseri sovrumani ed è quindi difficile potervisi identificare, dal momento in cui noi umani saremo sempre inferiori ad essi. 

La fiaba, diversamente dal mito, non pone richieste, non fa sentire inferiori, anche il bambino può identificarsi con i personaggi: Cappuccetto Rosso è l’esempio classico di come posso superare l’angoscia di essere bambino in un mondo di grandi

Fonti: 
- Bettelheim, "Il mondo incantato"

giovedì 19 marzo 2015

CHE COS'E' LA FIABA

Marie-Louise von Franz definisce la fiaba come l’espressione più pura e semplice dei processi psichici dell’inconscio collettivo: il linguaggio della fiaba è, in qualche modo un linguaggio che appartiene a tutta l’umanità, a tutte le età, a tutte le razze e civiltà. 
Fiabe e racconti sono narrazioni che parlano, a chi ascolta o a chi legge, della condizione umana: pensiamo alla storia di Cenerentola, nella quale si tratta del maltrattamento dei figliastri prima ancora che l’abbandono, la violenza e lo sfruttamento dei bambini fossero temi di dibattito generale. Questa storia è la storia di angoscia, umiliazione, speranza, sentimenti costitutivi dell’essenza della rivalità fraterna. Se da una parte c’è Cenerentola bella, buona e virtuosa di contro, abbiamo le sorellastre brutte, poco virtuose che le fanno subire continui maltrattamenti ed umiliazioni. 
Il bambino che ascolta tale fiaba pensa “io sono cenerentolo” e, in tal modo si identifica con lei perché interiormente prova sentimenti di rivalità nei confronti dei propri fratelli, sentendosi da loro oltraggiato ed umiliato. 
Come afferma Bettelheim (1977) il bambino crede che possa esserci una liberazione e una vittoria finale di Cenerentola.

Fonti:
- Bettelheim, "Il mondo incantato"
- M. von Franz, " Le fiabe interpretate"


mercoledì 18 marzo 2015

DEL FEMMINILE NELLA FIABA E DEL PRINCIPE AZZURRO

   Se dovessi fare una riflessione a 360 gradi sulla questione, dovremmo sicuramente partire da una panoramica sul femminile all’interno della letteratura per l’infanzia e al modello che viene trasmesso, attraverso questa, alle nostre figlie. Per anni i protagonisti di racconti e storie sono stati solo maschili (Pinocchio, Peter Pan…)
Mi viene in mente un libro della Belotti “Dalla parte delle bambine” dove già si discuteva in merito a “questioni di gender” e nel quale si sostiene che i condizionamenti culturali non solo sono alla base delle formazione differenze di carattere ma veicolino, di fatto, anche l’immagine di un uomo “naturalmente” superiore a una donna che le è, “naturalmente” inferiore e, cito testualmente:
“Cappuccetto Rosso è la storia di una bambina al limite dell'insufficienza mentale che viene mandata in giro da una madre irresponsabile...”

“Biancaneve è anche lei una stolida ochetta che accetta la prima mela che le viene offerta … anche lei vive con la testa nel sacco ...”

“Cenerentola è il prototipo delle virtù domestiche, dell'umiltà, della pazienza, del servilismo, del sottosviluppo della coscienza…  Anche lei non muove un dito per uscire da una situazione intollerabile, ingoia umiliazioni e sopraffazioni, è priva di dignità e di coraggio. Anche lei accetta il salvataggio che le viene da un uomo come unica risorsa, ma non è poi certa che costui la tratterà meglio di quanto sia stata trattata fino allora”

In tempi diversi Roberto Denti scrive di una Cenerentola che, provata la scarpetta, rifiuta la richiesta del principe di sposarla per scegliere un tale Maurizio con il quale decide di lavorare nei campi, allevare galline, mungere mucche e fare tanti figli.
In sostanza, mi trovo d’accordo con Bettelheim quando dice che le fiabe rappresentino in forma fantastica ciò in cui consiste il processo del sano sviluppo umano.
   Cappuccetto Rosso sta “cercando di comprendere la natura contraddittoria del maschio e sperimentando tutti gli aspetti distruttivi della sua personalità: le tendenze egoistiche, asociali, violente, potenzialmente distruttive dell'Es (il lupo); le propensioni generose sociali, sollecite e protettive dell'Io (il cacciatore).

Gli anni trascorsi da Cenerentola in mezzo alla cenere dicono al bambino che nessuno può sfuggire a questa esperienza. Ci sono momenti in cui sembra che esistano soltanto forze ostili. Che non ne siano in vista di favorevoli …In certi momenti l'infelicità del bambino è così profonda che sembra durare all'infinito.

Cenerentola deve soffrire in intensità e in durata quanto il bambino crede di soffrire, perché la sua liberazione risulti convincente e gli offra la certezza che lo stesso accadrà nella sua vita”

Ergo, Cenerentola si riscatta grazie ai propri sforzi e alla propria personalità, non in virtù della scelta del principe.

   “Che una figura femminile, poi, sia la protagonista di un racconto non significa certamente che la fiaba parli dei problemi delle donne, perché molte storie che descrivono le avventure o le sofferenze di una donna sono state raccontate dagli uomini e sono proiezioni della loro immaginazione, esprimono le loro aspirazioni e le difficoltà a vivere il proprio lato femminile e a entrare in rapporto con le donne” (M. Von Franz)
Non ho gli strumenti per leggere in modo analitico e faccio, in conclusione, una lettura spicciola e da “ignorante”, sperando di non banalizzare.

Se da un lato, il principe simboleggia l’archetipo dell’eroe, l’ideale di giovinezza, di bellezza che diventano valore e forza vincente, legato a ciò che deve compiere, alle responsabilità che ne conseguono, compreso l’accettazione del principio femminile opposto, la principessa, dal canto suo è femminilità idealizzata, dolcezza, purezza, innocenza ma, anche bontà e generosità.

E’ vero, allora, che entrambi diventano in qualche modo simbolo di ideali romantici ma, nel contempo sono importanti aspetti psichici del maschile e del femminile in fieri, in accettazione del loro divenire adulti.
La fiaba nella versione edulcorata della Disney forse c'entra poco e niente.
Le versioni originali delle fiabe dei Grimm, infatti, sono spesso crude e non sempre vi è il lieto fine. L'aspetto fondamentale è leggerle come le leggono i bambini, attraverso il loro linguaggio, principalmente metaforico e simbolico.

   Le donne che aspettano ancora il principe azzurro allora, forse hanno ben altri problemi che aver letto Biancaneve o Cenerentola da piccole, a mio parere. Mi preoccupo più di quelle adulte che leggono le "sfumature" aspettando il tipo figo che le ammanetti nella stanza rossa vivendo un non comprensibile processo identificativo con una dipendente affettiva vs un narcisista patologico.


Fonti:
- Belotti, "Dalla parte delle bambine"
- Bettelheim, "Il mondo incantato"
- M. von Franz, "Il femminile nella fiaba"


Che una figura femminile, poi, sia la protagonista di un racconto non significa certamente che la fiaba parli dei problemi delle donne, perché molte storie che descrivono le avventure o le sofferenze di una donna sono state raccontate dagli uomini e sono proiezioni della loro immaginazione, esprimono le loro aspirazioni e le difficoltà a vivere il proprio lato femminile e a entrare in rapporto con le donne 
M. Von Franz

La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi; essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo
G. Rodari