mercoledì 18 marzo 2015

DEL FEMMINILE NELLA FIABA E DEL PRINCIPE AZZURRO

   Se dovessi fare una riflessione a 360 gradi sulla questione, dovremmo sicuramente partire da una panoramica sul femminile all’interno della letteratura per l’infanzia e al modello che viene trasmesso, attraverso questa, alle nostre figlie. Per anni i protagonisti di racconti e storie sono stati solo maschili (Pinocchio, Peter Pan…)
Mi viene in mente un libro della Belotti “Dalla parte delle bambine” dove già si discuteva in merito a “questioni di gender” e nel quale si sostiene che i condizionamenti culturali non solo sono alla base delle formazione differenze di carattere ma veicolino, di fatto, anche l’immagine di un uomo “naturalmente” superiore a una donna che le è, “naturalmente” inferiore e, cito testualmente:
“Cappuccetto Rosso è la storia di una bambina al limite dell'insufficienza mentale che viene mandata in giro da una madre irresponsabile...”

“Biancaneve è anche lei una stolida ochetta che accetta la prima mela che le viene offerta … anche lei vive con la testa nel sacco ...”

“Cenerentola è il prototipo delle virtù domestiche, dell'umiltà, della pazienza, del servilismo, del sottosviluppo della coscienza…  Anche lei non muove un dito per uscire da una situazione intollerabile, ingoia umiliazioni e sopraffazioni, è priva di dignità e di coraggio. Anche lei accetta il salvataggio che le viene da un uomo come unica risorsa, ma non è poi certa che costui la tratterà meglio di quanto sia stata trattata fino allora”

In tempi diversi Roberto Denti scrive di una Cenerentola che, provata la scarpetta, rifiuta la richiesta del principe di sposarla per scegliere un tale Maurizio con il quale decide di lavorare nei campi, allevare galline, mungere mucche e fare tanti figli.
In sostanza, mi trovo d’accordo con Bettelheim quando dice che le fiabe rappresentino in forma fantastica ciò in cui consiste il processo del sano sviluppo umano.
   Cappuccetto Rosso sta “cercando di comprendere la natura contraddittoria del maschio e sperimentando tutti gli aspetti distruttivi della sua personalità: le tendenze egoistiche, asociali, violente, potenzialmente distruttive dell'Es (il lupo); le propensioni generose sociali, sollecite e protettive dell'Io (il cacciatore).

Gli anni trascorsi da Cenerentola in mezzo alla cenere dicono al bambino che nessuno può sfuggire a questa esperienza. Ci sono momenti in cui sembra che esistano soltanto forze ostili. Che non ne siano in vista di favorevoli …In certi momenti l'infelicità del bambino è così profonda che sembra durare all'infinito.

Cenerentola deve soffrire in intensità e in durata quanto il bambino crede di soffrire, perché la sua liberazione risulti convincente e gli offra la certezza che lo stesso accadrà nella sua vita”

Ergo, Cenerentola si riscatta grazie ai propri sforzi e alla propria personalità, non in virtù della scelta del principe.

   “Che una figura femminile, poi, sia la protagonista di un racconto non significa certamente che la fiaba parli dei problemi delle donne, perché molte storie che descrivono le avventure o le sofferenze di una donna sono state raccontate dagli uomini e sono proiezioni della loro immaginazione, esprimono le loro aspirazioni e le difficoltà a vivere il proprio lato femminile e a entrare in rapporto con le donne” (M. Von Franz)
Non ho gli strumenti per leggere in modo analitico e faccio, in conclusione, una lettura spicciola e da “ignorante”, sperando di non banalizzare.

Se da un lato, il principe simboleggia l’archetipo dell’eroe, l’ideale di giovinezza, di bellezza che diventano valore e forza vincente, legato a ciò che deve compiere, alle responsabilità che ne conseguono, compreso l’accettazione del principio femminile opposto, la principessa, dal canto suo è femminilità idealizzata, dolcezza, purezza, innocenza ma, anche bontà e generosità.

E’ vero, allora, che entrambi diventano in qualche modo simbolo di ideali romantici ma, nel contempo sono importanti aspetti psichici del maschile e del femminile in fieri, in accettazione del loro divenire adulti.
La fiaba nella versione edulcorata della Disney forse c'entra poco e niente.
Le versioni originali delle fiabe dei Grimm, infatti, sono spesso crude e non sempre vi è il lieto fine. L'aspetto fondamentale è leggerle come le leggono i bambini, attraverso il loro linguaggio, principalmente metaforico e simbolico.

   Le donne che aspettano ancora il principe azzurro allora, forse hanno ben altri problemi che aver letto Biancaneve o Cenerentola da piccole, a mio parere. Mi preoccupo più di quelle adulte che leggono le "sfumature" aspettando il tipo figo che le ammanetti nella stanza rossa vivendo un non comprensibile processo identificativo con una dipendente affettiva vs un narcisista patologico.


Fonti:
- Belotti, "Dalla parte delle bambine"
- Bettelheim, "Il mondo incantato"
- M. von Franz, "Il femminile nella fiaba"