Marie-Louise
von Franz definisce la fiaba come
l’espressione più pura e semplice dei processi psichici dell’inconscio
collettivo: il linguaggio della fiaba è, in qualche modo un linguaggio che
appartiene a tutta l’umanità, a tutte le età, a tutte le razze e
civiltà.
Fiabe e racconti sono narrazioni che parlano, a chi ascolta o a
chi legge, della condizione umana: pensiamo alla storia di Cenerentola, nella
quale si tratta del maltrattamento dei figliastri prima ancora che l’abbandono,
la violenza e lo sfruttamento dei bambini fossero temi di dibattito generale. Questa
storia è la storia di angoscia, umiliazione, speranza, sentimenti costitutivi
dell’essenza della rivalità fraterna. Se da una parte c’è Cenerentola bella,
buona e virtuosa di contro, abbiamo le sorellastre brutte, poco virtuose che le
fanno subire continui maltrattamenti ed umiliazioni.
Il bambino che ascolta
tale fiaba pensa “io sono cenerentolo” e, in tal modo si identifica con lei
perché interiormente prova sentimenti di rivalità nei confronti dei propri
fratelli, sentendosi da loro oltraggiato ed umiliato.
Come afferma Bettelheim
(1977) il bambino crede che possa esserci una liberazione e una vittoria finale
di Cenerentola.
Fonti:
- Bettelheim, "Il mondo incantato"
- M. von Franz, " Le fiabe interpretate"